Piana degli Albanesi (in albanese Hora e Arbëreshëvet; in siciliano Chiana), è un comune di 6.214 abitanti della provincia di Palermo. È la più popolata comunità arbëreshë della Sicilia e l'amministrazione comunale utilizza nei documenti ufficiali anche l'albanese, ai sensi della vigente legislazione italiana sulle minoranze linguistiche.
Piana degli Albanesi venne fondata nel 1488 da un gruppo di esuli albanesi, in fuga dall' Albania sotto la spinta dell'avanzata turca nei territori balcanici e in seguito alla capitolazione di Giorgio Castriota Skanderbeg.
Nel corso dei secoli gli abitanti di Piana hanno conservato le proprie radici culturali quali la lingua, le tradizioni e i costumi.
In principio il comune si chiamava "Piana dei Greci" a causa della lingua greca usata nel rito bizantino. Nel 1941 Mussolini ha cambiato il nome in "Piana degli Albanesi", cosa che gli abitanti avevano sempre voluto. In effetti in Arbëresh era già chiamata "Hora e Arbëreshëvet", nonostante in italiano si parlasse di "Piana dei Greci".
In oltre cinque secoli di permanenza degli arbëreshe in Sicilia, il costume tradizionale femminile ha subito diverse trasformazioni che rendono difficile ricostruirne le origini. Per poter risalire ai prototipi del costume si sono rivelate molto utili le fonti iconografiche (le stampe di Houel di Palazzo Adriano e di Vuiller) e archivistiche (atti dotali che ne documentano l'uso sin dal XVI secolo). Alla fine del '700 l'uso dell'abito tradizionale femminile é documentato a Palazzo Adriano. Non si hanno tuttavia elementi sufficienti per accertare se il costume di Piana abbia un'origine comune riferibile all'Albania dei secoli XV e XVI o alla terra di emigrazione.
Gli abiti, legati ai vari momenti della vita delle donne, dalla quotidianità al matrimonio, scandivano i ritmi della tradizione sociale del passato. Pur se tramandati di madre in figlia e conservati gelosamente, hanno perso il loro legame con gli eventi; non sono più abiti, ma costumi. La perdita progressiva di questo legame ebbe inizio dagli anni '20, quando la nuova moda europea introdusse vestiti pratici e leggeri.
Negli anni '30 e anni '40 cadde in disuso l'abito di mezza festa. Dopo il '40 le donne indossano i costumi tradizionali (eccetto quello giornaliero) solo in occasioni particolari, quali battesimi, matrimoni e soprattutto l'Epifania e la Pasqua. Solo l'abito nuziale ha conservato la propria specificità. La qualità della produzione, quasi ininterrotta, dei costumi, si deve alla grande abilità artigianale delle ricamatrici arbereshe nel trasformare la seta (mola), il velluto e l'oro (in fili, in lenticciole e in canatiglie) in raffinati e preziosi abiti usando il tombolo o il telaio o semplicemente l'ago, come si fa per la ricciatura a nido d'api della maniche della camicia e per i merletti a punto ad ago.
Piana degli Albanesi venne fondata nel 1488 da un gruppo di esuli albanesi, in fuga dall' Albania sotto la spinta dell'avanzata turca nei territori balcanici e in seguito alla capitolazione di Giorgio Castriota Skanderbeg.
Nel corso dei secoli gli abitanti di Piana hanno conservato le proprie radici culturali quali la lingua, le tradizioni e i costumi.
In principio il comune si chiamava "Piana dei Greci" a causa della lingua greca usata nel rito bizantino. Nel 1941 Mussolini ha cambiato il nome in "Piana degli Albanesi", cosa che gli abitanti avevano sempre voluto. In effetti in Arbëresh era già chiamata "Hora e Arbëreshëvet", nonostante in italiano si parlasse di "Piana dei Greci".
In oltre cinque secoli di permanenza degli arbëreshe in Sicilia, il costume tradizionale femminile ha subito diverse trasformazioni che rendono difficile ricostruirne le origini. Per poter risalire ai prototipi del costume si sono rivelate molto utili le fonti iconografiche (le stampe di Houel di Palazzo Adriano e di Vuiller) e archivistiche (atti dotali che ne documentano l'uso sin dal XVI secolo). Alla fine del '700 l'uso dell'abito tradizionale femminile é documentato a Palazzo Adriano. Non si hanno tuttavia elementi sufficienti per accertare se il costume di Piana abbia un'origine comune riferibile all'Albania dei secoli XV e XVI o alla terra di emigrazione.
Gli abiti, legati ai vari momenti della vita delle donne, dalla quotidianità al matrimonio, scandivano i ritmi della tradizione sociale del passato. Pur se tramandati di madre in figlia e conservati gelosamente, hanno perso il loro legame con gli eventi; non sono più abiti, ma costumi. La perdita progressiva di questo legame ebbe inizio dagli anni '20, quando la nuova moda europea introdusse vestiti pratici e leggeri.
Negli anni '30 e anni '40 cadde in disuso l'abito di mezza festa. Dopo il '40 le donne indossano i costumi tradizionali (eccetto quello giornaliero) solo in occasioni particolari, quali battesimi, matrimoni e soprattutto l'Epifania e la Pasqua. Solo l'abito nuziale ha conservato la propria specificità. La qualità della produzione, quasi ininterrotta, dei costumi, si deve alla grande abilità artigianale delle ricamatrici arbereshe nel trasformare la seta (mola), il velluto e l'oro (in fili, in lenticciole e in canatiglie) in raffinati e preziosi abiti usando il tombolo o il telaio o semplicemente l'ago, come si fa per la ricciatura a nido d'api della maniche della camicia e per i merletti a punto ad ago.