Giancarlo e Katia Sposi

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martedì 30 giugno 2020

A la Sicilia mia

E si sta terra spissu havi svinturi
però non perdi mai la puisia,
ed è balsamu a tutti li duluri
lu suli ca ni duna l'alligria.

Perciò iù comu l'edira a li muri
sugnu attaccatu a st'isulidda mia,
e mancu si mi fannu 'mpirturi
cu n'autru regnu iù la cangiarìa.

E siddu 'n jornu mi n'avissi a ghiri

sarrìa comu n'aceddu 'ntra li riti, 
o comu 'n pisci 'ntra l'aria suspisu;
e quannu veni l'ura di muriri
nuddu cunfortu dari mi putiti,
pirchì lu lassu ccà lu paradisu.

Francesco Guglielmino (professore universitario e poeta siciliano, 1872-1956)

Traduzione
" E se questa terra spesso subisce sventure/ però non perde mai il senso dlla poesia/ ed è balsamo a tutti i dolori/ il sole che ci dona l'allegria./ Perciò io, come l'edera sui muri/ sono attaccato a questa mia isoletta/ e neppure se mi fanno imperatore/ non la cambierei con un altro regno./ E se un giorno io dovessi andare via/ sarei come un uccello dentro le reti/ o come un pesce sospeso in aria;/ e quando verrà l'ora di morire/ non mi potete dare alcun conforto/ perchè il paradiso lo lascio qui". 


domenica 28 giugno 2020

La montagna di sale






La montagna di sale di Mimmo Paladino, si trova nel museo delle Trame Mediterranee a Gibellina (TP)

Il Cretto di A. Burri






giovedì 25 giugno 2020

venerdì 19 giugno 2020

Matrimonio intimo



Una anticipazione di quello che poi sarebbe successo oggi? Foto scattata a maggio del 2019 alla Real Fonderia di Palermo, matrimonio civile con otto partecipanti in tutto.

Almeno i colombi hanno fatto festa

mercoledì 10 giugno 2020

Omaggio a un “Rege”



Firmava così i nostri lavori, al liceo artistico di Roma, per due motivi: uno non farli ripresentare, visto che aveva molte sezioni a cui insegnare ornato, e secondo perché giudicando un buon lavoro presentato era come se ne approvasse il contenuto.
Il professore Remo Gerevini, cremonese di nascita, noto artista negli anni settanta era amato e odiato da tutti gli alunni del liceo per il suo modo di operare.
Ricordo perfettamente le sue parole quando spiegava la tecnica per lavorare. Il talento lo devi avere tu diceva e lui riusciva a tirare fuori il meglio da tutti noi. Fra i suoi insegnamenti c’era: “… una linea parte da un punto e arriva a destinazione senza interruzioni, senza tratteggiare … si lavora con la punta del colore pastello per fare una campitura omogenea … assonanza e dissonanza … nello scomporre le figure geometriche per ricostruire nuove forme” … etc. etc. Severo ma imparziale nel proporre temi da svolgere, riusciva a farti amare la sua materia, e questo suo metodo d’insegnamento - che a molti ha influenzato, me compreso, lo stile artistico di lavoro - viene ancor oggi ricordato da tutti noi della IV E, che a distanza di cinquant’anni, ci siamo ritrovati prima attraverso i social e poi anche con taluni incontrandoci di presenza. Proprio grazie ai social c’è stato un riavvicinamento con lo stesso professore che si trova ora a Catania, dove vive e lavora se pur tra mille difficoltà, prima di tutti la carenza nella vista che è indispensabile per dipingere le sue opere fatte a punta di pennello da sembrare grafica.
Mi rimasero impresse nella mente, quando allievo attento e preciso (parole sue) sollecitò la mia presenza nel suo studio romano, per una proficua - anche se breve - collaborazione grafica. Le opere pittoriche che stava preparando a quel tempo per una mostra in una famosa galleria di Roma, avevano forme, colori, e fantasiosi arabeschi, che uscendo dallo spazio della tela continuavano oltre la cornice. Io con i miei retini andavo a “campire” spazi esterni, completando e integrando l’opera stessa.
Dopo il diploma, nel ’74, ci siamo persi un po' con tutti quanti. Trasferitomi a Palermo, in occasione della mia prima mostra pittorica, fu d’obbligo un suo commento-intervento. Partii, quindi, per Roma con la cartella dei miei lavori per andare a rintracciare il professore (a quei tempi, telefonini, email e social erano fantasia).
Arrivato al liceo artistico, che fatta eccezione di quello più famoso di via Ripetta, non era secondo a nessun altro a Roma e non solo, ci ritrovai amici, insegnanti, nuovi professori, bidelli che all’epoca ti organizzavano le ricreazioni con le ciriole con la mortadella per l’intervallo, senza uscire dalla scuola però, erano altri tempi.
Dopo un primo momento di “carramba che sorpresa”, le notizie sul professore per me non erano per niente buone. Erano trascorsi appena quattro anni e nessuno ne sapeva più niente, solo Nicolino - un bidello fuori dal comune per il suo amore nel lavoro - mi disse che forse si era trasferito, ma non sapeva dove, ricordava vagamente in Sicilia … “Aspetta che m’informo meglio”. Si, si era trasferito a Palermo e lì era il direttore del Liceo Artistico di via Michelangelo.
Come? Io parto per rintracciarlo e lui era qui a casa mia? Le beffe della vita.
Ritrovandoci a Palermo e ricordando i bei tempi trascorsi da ognuno di noi al liceo e poi all’università, portammo a termine la mia prima mostra, nel marzo del ’78, in una galleria ubicata vicino al Teatro Massimo, luogo storico della città. La prefazione di sua moglie, un critico d’arte che purtroppo oggi non è più con noi, nella circostanza esaltò la creatività del lavoro, che approfondiva il reale filtrandolo attraverso una realtà piena di suggestioni e ansie. Il saluto e l’augurio che il professore mi rivolse furono la speranza di vedere altre mie opere più importanti. Ciò che aveva visto gli aveva peraltro confermato che non si era sbagliato nell’individuare in me un bravo artista. Mi spronò pure ad approfondire la tecnica “optical” che tanto mi aveva appassionato al liceo. 

L'uomo e il capitale 1978

Seppur con qualche tempo, puntualmente l’opera pittorica dopo quarant’anni di varie vicissitudini, approdò al traguardo grazie anche alla fotografia. In una mostra dove si accostava la fotografia alla creazione di opere futuristiche della realtà virtuale e che intitolai, appunto, “La Cala 3.0”. In qualche modo l’operazione era una correlazione delle opere giovanili del ’78 con quelle degli anni moderni, e l’evento vide luce nel 2019.
Anche questa mostra venne caldeggiata dal professore che, nel frattempo e ormai avanti con gli anni, si era stabilito a Catania. Questa volta, quindi, non potè essere presente all’inaugurazione.
Il mio amato professore era però costantemente ricordato nelle mie opere. In un quadro personalizzato avevo pure inserito parti delle sue opere insieme alle mie (rifacendomi a lavori a partire proprio dal liceo, fino ad arrivare ad oggi). Il titolo che attribuii fu: “Omaggio a un REGE”. 

Omaggio a un "Rege" 2019

I lavori presentati in mostra erano stati influenzati anche dalla nascita dei miei nipotini, che così fanno parte integrante nella realizzazione delle opere, e la gratificazione più bella, oltre quelle della critica e degli amici, è stata proprio quella del professor Gerevini, il quale, quando ha visto le opere che gli ho inviati via email alla figlia, (perché lui con la tecnologia non ci vuole avere niente a che fare), ha detto: “Complimenti! Alcune di queste opere avrei voluto farle io”!
Un complimento che mi ha riempito di gioia, che mi onora e mi lusinga del tanto affetto e stima del professore nei miei confronti. Sentimenti reciproci e rimasti immutati nel tempo.
Lo scorso marzo, ci siamo sentiti telefonicamente per commentare le opere che ho riproposto in una nuova mostra e, fatalità, quel giorno corrispondeva a quello del suo compleanno. Ottantacinque anni portati splendidamente, a sentire la sua voce e lucidità mentale, una semplice coincidenza, o la stima, l’affetto che provo per il maestro che ha influenzato la mia vena artistica è da considerarsi gratitudine? A voi lascio la libera interpretazione.

Palermo, 05/06/2020                                                                                                     
Angelo Battaglia

L'aquilone



Giorni ad inseguire
l'aquilone
cullato dal vento,
ebbro della felicità
che solo un uomo,
bambino dentro,
percepisce,
tra i risvolti
confusi
della normalità.

Evoluzioni
a mostrare colori,
struttura leggera
legata all'invisibile
filo che lo guida
a sfidare le nubi,
l'azzurro del cielo,
i gabbiani
che fendono
l'aria in picchiata.

Prossimo a toccare la luna,
l'aquilone impazzisce,
tradendo
il bambino d'un tempo.

Come un gabbiano ferito,
si abbatte sul suolo,
incapace
di tornare a volare.

Giuseppe Romano

13/10/2014
10 giugno 2020 14:17
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sabato 6 giugno 2020

Serata al lago


Ricordo


Non vedremo più questo "normale inquadramento".

giovedì 4 giugno 2020

mercoledì 3 giugno 2020

lunedì 1 giugno 2020

Calendario di Malcesine

Fiori di campo e messi dorate illuminati dal sole che cresce tra la primavera e l'estate.

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