Un boato inaudito, quasi materia che veniva da dentro la terra, e poi il vacillare sussultorio, forse ondulatorio, probabilmente tutte e due le rabbiose onde, che si accaniscono sempre sulla povertà, su popolazioni che vivono della terra, dove scienza e tecnologia non vogliono arrivare perchè lì circolano solo zappe aratri mule tetti di canne botteghe con il "libretto" della "credenza": tutta roba al di fuori della new economy.
Sono passati cinquant'anni.
La gente affollava i margini della strada, al buio combattuto con incerti falò. Sgomenta. Lettini e sedie lungo le curve, a ridosso di ramaglie che uscivano da contrafforti di pietra a secco, sotto fichidindia senza cura, masserizie sulle spalle, bambini che piangevano, i piedi infangati, andavano tutti verso la paura con il dolore appollaiato sulle coppole e sugli scialli.
Erano le quattro del mattino nel buio di quel lunedì lungo la statale
119, da Santa Ninfa a Gibellina e poi, curvando a destra, sulla
Provinciale verso Poggioreale e Salaparuta, ancora più giù l'agrigentina
Montevago. In quella grande falce di paesi del Belice c'era stato
l'epicentro, sinonimo elegante e docile della distruzione.
Quando il giorno si fece largo fra le pesanti nuvole, apparve Gibellina
rasa al suolo. Il bombardamento di Dresda, la bomba di Enola Gay su
Hiroshima. Poi Poggioreale, Salaparuta e Montevago dove sulla piazza era
rimasta in piedi solo l'insegna di un distributore della Total.
Notti all'addiaccio, vagoni ferroviari pieni di deportati, le tende nel
fango, la paura delle malattie, le baracche - anni e anni di vita dentro
rettangoli di faesite - una punizione da rappresaglia per circa
centomila della Sicilia sconosciuta. Una vergogna piena di bugie,
sotterfugi, violenza, patimenti e speranze perdute.
Queste fotografie sono tentativi di ricordare quei giorni mesi e anni
nel Belice ferito, umiliato e ingannato ma, per fortuna, non vinto.
Palermo, 15 .01.2018 (Nino Giaramidaro)
Si è inaugurata venerdi 19 gennaio una personale fotografica di Nino Giaramidaro, firma illustre del Giornale di Sicilia e fotografo professionista, che all'epoca dei fatti era inviato sui luoghi del terremoto per conto del giornale l'Ora di Palermo a documentare il disastro. Un reportage unico e irrepetibile, mirato sul dramma delle persone, un bagaglio fotografico ricco di umanità da tramandare alle future generazioni per non dimenticare cosa è stato il terremoto nella valle del Belice, e per come è finito.
La mostra visitabile presso la Libreria del Mare di Maurizio Albanese in via Cala 50 a Palermo, dal 19 al 25 gennaio, è stata presentata dal dottor Aurelio Pes, ex funzionario dei Beni Culturali della Regione Siciliana.
L'autore Nino Giaramidaro |
Il dottor Aurelio Pes che presenta la mostra |
4 commenti:
mostra interessante perchè non bisogna mai dimenticare. Trascorri una buona settimana!
Disastri tellurici, che segnano, per sempre, la vita di intere popolazioni
Un saluto, Angelo, silvia
Una mostra speciale, per ricordare momenti dolorosi del nostro paese
Un caro saluto, Angelo, silvia
La testimonianza di una ferita che non si è tuttora rimarginata.
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